Questa ricetta nasce da un incontro casuale, un incontro inaspettato tra una nutrizionista ed uno dei più grandi chef lucani, capace di far viaggiare la lucanitá oltre gli oceani e far innamorare dei cruschi anche Arafat: FEDERICO VALICENTI, che ci ha regalato una delle sue perle alimentari, il filetto di maialino all’uva e semi di papavero.

Ingredienti

1 filetto di maialino di circa 300 g

100 g di uva nera

100 g di uva bianca

Semi di papavero q.b.

• 2 cucchiai di olio extravergine di oliva

• sale

• pepe nero in grani

Preparazione

Lavate ben l’uva da tavola, con un coltellino togliete la pellicina e dividete gli acini a metà togliendo i semini.

Lavate il filetto, asciugatelo tamponandolo con carta assorbente da cucina e tagliatelo a medaglioni ( ricavatene 8 per 4 persone); cospargete i medaglioni di maiale di semi di papavero e chicchi di sale grosso. Scaldate l’olio in un tegame antiaderente e fatevi rosolare la carne a fuoco vivo su entrambi i lati. Abbassate la fiamma e aggiungete gli acini pelati . Fate cuocere per altri 8/10 minuti con i chicchi di uva . Regolate di sale e profumate con una abbondante macinata di pepe, quindi spegnete il fuoco.
Suddividete il filetto di maiale nei piatti individuali, completate ogni porzione con il fondo di cottura e i chicchi di uva e servite in tavola ben caldo.

Ecco le straodinarie PROPRIETÀ di una ricetta che mi ha stupita:

L’UVA fa di questo piatto UN FUNCTIONAL FOOD:
Il buon quantitativo di vitamina C presente nell’uva agevola l’assorbimento del ferro contenuto nella carne, rendendo la nostra ricetta un functional food!
E se la carne è additata come favorente lo sviluppo di radicali liberi, l’uva, con i suoi tanini e polifenoli, ne contrasta il deleterio effetto: un abbinamento, quello ideato dal nostro Valiventi, degno di uno “scenziato del gusto”, ricercato ed attento a ridurre gli impatti negativi di certi cibi sulla salute.

I SENI DI PAPAVERO, riscoperti in cucina da poco tempo, ma molto noti nell’antichità (i Romani in particolare li usavano per dare sapore a moltissimi piatti, mentre i Galli li spremevano per realizzare oli) non sono da meno:
l’enorme quantità di manganese e la presenza di vitamina E aiutano a contrastare anch’essi i radicali liberi, un po’ come l’uva.
Soprattutto, i semi di papavero, controllano il colesterolo cattivo, che la carne di maniale notoriamente innalza: una azione protettiva da funtional food anche questa, esplicata da acidi grassi omega 6, acido oleico e potassio in essi contenuti.

Con questa ricetta anche il peggior bistrattatore della carne si fermerebbe a riflettere!
Grazie al maestro dei fornelli!
Ora, ci attende una nuova sfida?