Avete mai sentito parlare delle NONNE CHEF?

Qui in lucania stanno conquistando tutti e sono ormai una istituzione: 5 nonne evergreen che, con la loro saggezza e genuinità, si sono messe in gioco ed hanno accettato la sfida: promuovere i piatti della tradizione, la cucina antispreco, ridurre i passaggi che vanno dal campo alla tavola e soprattutto trasmettere alle nuove generazioni le antiche ricette della cucina contadina perché – dicono – la tradizione viene dal passato, si coltiva nel presente, per poi germogliare in chi rappresenta il futuro.
«E’ proprio questo l’obiettivo più importante dell’associazione e delle iniziative che stiamo portando avanti – sottolinea Rudy Marranchelli, presidente progetto Orto Sociale e vicepresidente nazionale Agia Cia Agricoltori Italiani -, quello di promuovere e tramandare i piatti della tradizione e della cucina contadina, ma anche di insegnare soprattutto alle giovani generazioni, ricette contro lo spreco alimentare».

Apro la casella di posta elettronica e trovo un loro prezioso regalo per la nostra rubrica RICETTE A 4 MANI… un regalo che mi fa emozionare…una ricetta che ricorda tempi lontani…corredata da immagini che a me ricordano le ore passate in cucina ad “annusare” le creazioni della moa adorata nonna!
Insomma…anche se non si tratta di una ricetta light, la ricetta di queste nonne merita lo spazio che gli stiamo per dedicare…la “rivisotazione” light, ve la suggerisco in calce all’originale!

Riporto intergalmente:

pastizz’ R’tunnar un prodotto d’eccezione, da forno, inserito nell’elenco PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) del Ministero delle Politiche Agricole.

U pastizz rtunnar è uno dei tanti prodotti tipici lucani che merita di essere gustato, almeno una volta nella propria vita. La sua storia è secolare: la popolazione rotondellese infatti lo preparava già a cavallo fra il 1700 e il 1800, ma esclusivamente in occasioni particolari durante l’anno, come la Pasqua, la festa della Santa Maria d’Anglona (appunto) e dopo l’uccisione del maiale. U Pastizz’ Rutunnar’ rappresentava un piatto completo, molto nutriente, facile da trasportare per i Pellegrini che da Rotondella andavano ad Anglona (considera i mezzi di trasporto e l’economia rotondellese dell’epoca! I più fortunati l’asino). Pastizz’, quindi, vero “cibo da strada”!

Il consiglio delle nonne (ricetta):

La pasta è composta da farina di grano (locale), acqua (quella che serve), sale e olio (quanto basta), prezzemolo, pepe, formaggio (regolatevi voi)

Impastare e far riposare per circa un’ora, dopo di che stendere con un matterello (laganatur’) a forma di dischi dal diametro di circa 20 centimetri. Riempire i dischi con il ripieno composto di carne (preferibile suina, le nonne derogano anche a possibili varianti dal disciplinare. Mix maiale e tacchino, per esempio, se il maiale è troppo grasso o troppo caro !). La carne va tagliata a pezzettini (punta di coltello, assolutamente bandito il macinato) al quale aggiungere sale e altri ingredienti quali: uova, formaggio, prezzemolo triturato, pepe ed un goccio d’olio. Disporre il ripieno in modo da creare il giusto mix di sapori composto in precedenza. Chiudere (lavorando sui bordi) e bucherellare sul dorso con una forchetta. Infine spennellare con l’uovo sbattuto e infornato a 180 °C nel forno (meglio se a legna) finché non ottiene un bel colore giallo-bruno con riflessi dorati.

Alle pazienti che vogliono provare la VERSIONE LIGHT della ricetta, mi azzardo a suggerire:
la composizione dell’impasto esterno è perfettamente bilanciata! Proviamk a farcirlo con verdura, magari verdura del posto come la cicoria (tanto per restare in linea con le tradizioni!).

Una seconda postilla voglio lasciarvela: questa ricetta fará parte della raccolta “Nonne Chef – Quante storie per mangiare” da ottobre su amazon.

W le nonne, partrimonio dell’umanità!