A casa dei miei amici, trovo sempre la mia dimensione…sabato sera hanno portato in tavola la dolcezza: pomodoro giallo…da li l’articolo di oggi (con foto connesse)….
Il datterino giallo è ormai considerato un vip nella grande famiglia dei pomodori.
Dolcissimo, ricco di antiossidanti e squisito anche senza condimento è al centro dell’attenzione degli chef.
NON UNA NOVITÀ MA UN ANTENATO
in pochi sanno che i primi pomodori conosciuti dagli europei erano con tutta probabilità pomodori gialli, di colore giallo-giallo dorato. L’attuale nome italiano deriva appunto dal colore dei frutti delle prime varietà coltivate che non era quasi di sicuro rosso, ma giallo oro. Poi, con il tempo, si sono affermati tipi e varietà rossi, che sono diventati prevalenti rispetto a quelli gialli, che rappresentano oggi solo un’interessante curiosità, o poco più. Infatti il grande successo del pomodoro è legato proprio al colore rosso, con cui vivacizza le vivande per le quali viene utilizzato.
PROPRIETÀ
COME È DIVENTATO FAMOSO
nei ricettari ottocenteschi il pomodoro non fa bella figura. Ha un ruolo marginale. Tutto questo è avvenuto perché il pomodoro, in realtà, per lunghissimo tempo non è stato il protagonista nella cucina napoletana, nonostante il suo uso sia diventato poi tanto comune e significativo da diventare quasi un emblema e un simbolo. Del resto quando arrivò nella penisola iberica il tomati importato dai conquistadores delle Nuove Indie fu considerato soprattutto una pianta ornamentale dai bei frutti dorati, i quali talvolta diventavano rossi.
Il primo a sdoganarlo tra i cuochi napoletani fu Vincenzo Corrado sul finire del 1700. Lo descrive di color zafferano e consiglia di pelarlo passandolo per la brace prima di cucinarlo in vari modi, giacché aveva una buccia molto resistente. A Napoli si cominciò pure a coltivarlo in vaso come se fosse una pianta ornamentale per averlo disponibile durante l’inverno.
Accanto a questa coltivazione domestica si diffuse la tecnica del piennolo, che deve il suo nome alla consuetudine dei contadini vesuviani di intrecciare, intorno ad uno spago legato a cerchio, i pomodorini, sino a formare un grande grappolo. Il piennolo, appunto, detto anche spunzillo, o spognillo, cioè piccola spogna così come specificato nel dizionario di Altamura: “grosso pendolo di pomodori che si tiene sospeso alle finestre fuori stagione”. Lo spunzillo piennolo ha infatti bisogno di un ambiente asciutto e ventilato. Soltanto facendo così i pomodorini potranno essere conservati a lungo, staccati di volta in volta e consumati nei mesi successivi. La pommarolella de mazzo o de piennolo o de spunzillo gialla, dunque, è speciale.
La riscoperta di questo ecotipo è divenuta quasi leggendaria. Pare che tutto sia capitato per caso quando durante la raccolta del piennolo rosso un contadino, chiamato il nonno di Giulia, si è accorto che una delle piante aveva i frutti giallo oro. E così questa varietà è stata chiamata GiaGiù cioè il giallo di Giulia. Raccolti i semi, grazie anche a un progetto di ricerca a cui hanno contribuito l’agronoma Patrizia Spigno e la prof. Amalia Barone della Facoltà di Agraria di Portici, ormai la coltivazione è ripresa e si è diffusa largamente. E poi non si tratta soltanto di gusto. Questo pomodorino giallo sembra essere più ricco in vitamine e antiossidanti di quello rosso. Cosicché ogni qualvolta la buona cucina tutela e migliora la salute il successo è più che assicurato.